Domenico

Qualche giorno fa ho incontrato Domenico. In una sala d’attesa. Io seduta con mio figlio. Lui con una donna che sembrava volergli bene, forse una sorella. Mi sosteneva una sedia di plastica. Lui, una sedia a rotelle.

L’infermiera lo ha chiamato, era il suo turno. Ma lui ha pianto. Non voleva entrare. Il camice di quel dottore gli faceva paura. Troppa, per lui. Così tanta che ha puntato le mani alle sedie accanto. E poi, volutamente, si è lasciato andare giù dalla carrozzina.

Le infermiere e la donna hanno cercato di convincerlo. Ma Domenico non ascoltava gli adulti, ubbidiva soltanto ad un istinto bambino.

Il dottore ha lasciato l’ambulatorio e piano piano siamo riusciti a far risalire Domenico sulla carrozzina. E l’abbiamo visto entrare.

Uscito dieci minuti dopo dall’ambulatorio, ci ha donato il più bel regalo di Natale degli ultimi anni. Un sorriso sghembo di bambino felice e tanti ciao sventolando la sua mano.

Ma Domenico ha la mia età.

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