Christmas Lullaby

Una madre e un bambino, il lento cullare, le persone che accorrono a vedere il nuovo nato. Un miracolo che si perpetua dalla notte dei tempi in ogni parte del mondo.

Buon Natale.

Amore



Ora mi siedo e scrivo

un discorso semplice

in cui ti comunico

come è iniziato tutto ciò

e come non riesco ancora

a cacciare dalla testa il fragore del mare.

Inaya Jaber, Libano

Buone feste

Libro dopo libro
costruisco i miei giorni.
Quelli fatti di poesia,
di copertine che così non ce n’è,
quelli che ho amato
e quelli in cui ho vissuto.
Quelli consigliati da amici,
quelli ricevuti in dono,
quelli che sicuramente “lo leggo”
e quelli che forse non riuscirò ad aprire.
Quelli autografati,
quelli sottolineati
e quelli coi bigliettini.
Quelli che mi tengono compagnia nelle ore di solitudine,
quelli che mi si scolpiranno nella mente
e quelli che dimenticherò.
Ma soprattutto quelli da condividere
con le persone a me care,
che mi sono state vicine
nei momenti difficili,
che credono in me e mi sostengono.
Perché poi, nei libri,
ci siamo tutti con le nostre vite.
È per questo che amo le storie.
Perché parlano di noi.

Buon Natale a tutti 🎄

Riccio nella nebbia

Succede che un giorno ti parlino di un libro e che poi tu scopra ci sia anche un corto d’animazione. Succede che ti innamori di quella piccola, delicata storia. Succede.

Autunno

[12]
 
The morns are meeker than they were –
The nuts are getting brown –
The berry’s cheek is plumper –
The Rose is out of town.
 
The Maple wears a gayer scarf –
The field a scarlet gown –
Lest I should be old fashioned
I’ll put a trinket on.
 
℘℘℘℘
 
Le mattine sono più miti di prima –
Le noci imbruniscono già –
La guancia della bacca è più tonda –
La Rosa è fuori città.
 
L’Acero indossa uno scialle più allegro –
Il campo una gonna scarlatta –
Per non parere antiquata
mi metterò una gioia.
 
Emily Dickinson, 1858
 
 
 
 

La spensieratezza è un caro peccato

La spensieratezza è un caro peccato,
caro compagno di strada e nemico mio caro!
Tu negli occhi m’hai spruzzato il riso
e la mazurca mi hai spruzzato nelle vene.
Poiché mi hai insegnato a non serbare l’anello
con chiunque la vita mi sposasse.
A cominciare alla ventura – dalla fine,
e a finire – ancor prima di cominciare.
A essere come uno stelo, ad essere come l’acciaio.
Nella vita, in cui così poco possiamo,
a curare la tristezza con la cioccolata
e a ridere in faccia ai passanti.

Marina Cvetaeva (1918)

Settembre, Antonia Pozzi

Boschi miei
che le nuvole del settembre
lente percorrono
mentre le prime foglie
crollano giù dai rami
e adunano umidore per i sentieri
intanto che nel cielo
gli alberi si denudano –
così come di sera
quando cadono le ombre
giù dalle cime
s’incupisce la terra
e in alto si rivelano
i disegni dei monti
e delle stelle –
miei boschi
vi è tanta pace
in questa vostra muta
rovina
che in pace ora alla mia
rovina penso
e sono come chi
stia sulla riva di un lago
e guardi miti le cose
rispecchiate dall’acqua –

8 settembre 1933

 

foto di MRaffaelli
foto di MRaffaelli

La luna

Un bambino dovrà scegliere se seguire gli insegnamenti del nonno o del padre. E troverà la sua strada.

Tu sei

Tu sei parte della mia esistenza, parte di me stesso. Tu sei stata in ogni riga che ho letto, dalla prima volta che sono venuto qui, il ragazzo rozzo e volgare, il cui povero cuore feristi anche allora. Tu sei stata in ogni panorama che ho visto da allora … sul fiume, sulle vele delle navi, nella palude, delle nuvole, nella luce, nel buio nel vento, nei boschi, nel mare, nelle strade. Sei stata l’incarnazione di ogni dolce fantasia mai concepita nella mia mente. Le pietre di cui sono fatti i più solidi palazzi di Londra, non sono più reali per me, né è più impossibile che le tue mani riescano a spostarle, di quanto lo siano state la tua presenza e la tua influenza, qui e ovunque, e lo saranno sempre. Estella, fino all’ultima ora della mia vita, tu non puoi che rimanere parte del mio essere, parte del poco di bene che c’è in me, parte del male. Ma in questa separazione, io ti associo solo al bene, e ti terrò sempre fedelmente associata ad esso perché tu mi hai fatto più bene che male, per quanto acuto sia il dolore che provo ora”.

Charles Dickens, Grandi speranze

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